Una serata diversa, a parlare dell’intelligenza artificiale generativa, quella con la quale si dialoga in chat come fosse un essere umano, una senza che ci sia un nostro pari a rispondere, bensì un computer che pesca nel suo database, comprende la formulazione della nostra richiesta e fornisce risposte argomentate – almeno in apparenza – semanticamente corrette, con piacevole stile di scrittura. La conviviale del 7 marzo dunque è stata strutturata come talk show con il nostro presidente Antonio Ascione, ingegnere informatico, e un panel di esperti in grado di rivelare segreti e prospettive d’uso di ChatGPT, il software di intelligenza artificiale che dallo scorso novembre è diventato l’applicazione di più rapida crescita della storia del web, raggiungendo e superando i 100 milioni di iscritti in tre mesi. Indicazioni tecniche ed etiche, dunque, nel dibattito coordinato da Enrico Sbandi: a partire dall’avvertimento di non credere che un prototipo ancora in fase sperimentale – perché tali sono queste applicazioni di intelligenza artificiale generativa, capaci di scrivere testi, realizzare disegni, produrre codice di programmazione e altro – possa e debba essere perfetto. Lo ha spiegato Antonio Pescapé, professore ordinario di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni all’Università Federico II di Napoli, illustrando potenzialità e limiti dell’intelligenza artificiale, che poi altro non sono che i limiti dell’uomo stesso chiamato a impostarla e programmarla. ChatGPT è in grado di scrivere articoli, quindi l’impatto diretto e immediato è sul versante dell’informazione, raccontato e commentato dal direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo D’Errico, il cui giornale sta dedicando ampio spazio al confronto e alla sperimentazione di un mondo delle news che guarda con attenta curiosità a come automatizzare la produzione della notizia, con quali vantaggi e quali insidie. Marco Demarco, scrittore ed editorialista del Corriere della Sera, è partito dalla sua esperienza di sperimentatore in prima persona delle tecnologie per trasferire i nuovi paradigmi nei moduli di insegnamento ai redattori di domani della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa, di cui è il direttore. Il sistema per quanto imperfetto, già adesso si dimostra in grado di insidiare il tradizionale percorso di confezionamento di una notizia. Diventerà la macchina talmente intelligente da entrare in competizione con l’uomo? Un azzardo affermarlo, ma la suggestione resta: per il momento il confronto è riuscito a incollare alle sedie una folta platea di soci e amici. In attesa, magari un giorno, di affidare a una appositamente addestrata ChatGPT una presidenza di commissione. Ovviamente, virtuale, Alan Turing – il matematico britannico più volte citato nella serata, fra i primi a studiare i rapporti fra l’uomo e l’intelligenza artificiale – permettendo.