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C’è anche il “tinello-working”, proposta simpatica e provocatoria lanciata dal Presidente Attilio Montefusco. E ci sono le indicazioni professionali e di visione sul nuovo abitare formulate dagli architetti ospiti di una conviviale virtuale – la terza del Rotary Club Napoli – che si è calata nella piena attualità, in un clima di grande sintonia nonostante la mancanza della “fisicità”.
Il tema della riunione del 12 maggio è stato infatti: “La casa nell’era del lockdown e del distanziamento sociale”. Ospiti e relatori della serata gli architetti Paolo Giardiello, docente di “Architettura degli interni e allestimento”, DIARC Federico II Napoli, e Alessia Galimberti, dottore di ricerca Progetti e Politiche Urbane del Politecnico di Milano con una ricca esperienza in progettazione di Hotel e residenze di lusso tra cui l’Hotel Vesuvio.
Nell’introdurre l’incontro, il Presidente ha ringraziato Marilena Galdiero, per aver ottimamente organizzato il test sierologico: un doveroso riconoscimento, per un servizio di grande valore reso ai Soci. Ha poi riportato notizia della lettera di ringraziamento indirizzata al Club del parroco di S. Lucia a Mare, per la generosità manifestata nel sostenere le famiglie disagiate di Pallonetto S. Lucia e Quartieri Spagnoli oltre ai senza dimora che ogni quattro giorni ricevono pasti. E, prima di dare la parola agli ospiti relatori della serata, ha ringraziato il nostro Segretario Antonio Ascione per l’azione di coordinamento di tutta la parte informatica, che si aggiunge alle ordinarie incombenze, grazie alla quale la “macchina” Rotary sta procedendo nonostante le difficoltà del periodo.
Grazia Torre, organizzatrice della serata con la collaborazione di Angelo Paolo Albano,
ha introdotto l’argomento della serata, su come evolverà la progettazione delle nostre case dopo quest’esperienza di lockdown che ha messo in luce tante criticità del nostro modo di abitare strettamente connesso al nostro stile di vita proiettato più all’esterno che all’interno degli spazi domestici. L’architetto Alessia Galimberti, dopo aver fatto un’analisi dell’utilizzo dei vari ambienti della casa e del loro utilizzo, si è soffermata sui materiali e arredi innovativi che oggi la tecnologia mette a disposizione dell’architetto per rendere le case sempre più performanti, adattabili anche a situazioni estreme come una pandemia e adeguata ad una richiesta di spazi sanificabili e multifunzionali, capaci di ospitare diverse attività nell’arco della giornata, pur garantendo la privacy tra gli ospiti.
Poi è stata la volta del prof. Paolo Giardiello, il cui intervento è stato focalizzato sul significato intrinseco dell’abitare e sul significato della parola confort, intesa come conforto, da cui deriva che uno spazio confortevole è quello che è in grado di accoglierci e di portarci ristoro e conforto rispetto ad un esterno dove quotidianamente siamo chiamati a misurarci in termini di prestazioni. E spesso anche la casa viene progettata in quest’ottica, senza considerazione verso la nostra umanità. Ora questa pandemia, costringendoci a stare a casa, ci ha costretto a fare i conti quindi con l’idea di benessere, e a rivedere gli standard minimi abitativi, le ampiezze delle finestre, la disponibilità di balconi anche piccoli, ma sufficienti a garantirci pause di luce e di aria nel privato delle nostre case. E da ciò scaturisce la necessità di riqualificare molti edifici di edilizia commerciale e popolare, presenti in città, approfittando per efficientarli anche dal punto di vista termico e sismico. A tal proposito, rompendo il ghiaccio degli interventi, il socio iAldo Aveta ha evidenziato all’Arch. Giardiello, che è anche presidente della Commissione Urbanistica del Comune di Napoli, come le possibilità di adeguamento degli edifici del centro storico, che è il piu grande d’Europa, siano pressoché nulle a causa dei vincoli stringenti imposti dalla Sovrintendenza e dall’Amministrazione Comunale, e che, alla fine, le operazioni di riqualificazione del patrimonio immobiliare possono essere effettuate solo in periferia. Ed è proprio in periferia che l’arch. Giardiello ha fatto notare l’esigenza di nuova edilizia pubblica abitativa e la possibilità, per evitare ulteriore consumo di suolo,di trasformare edifici dismessi o edilizia popolare ormai obsoleta. A questo punto la partita di un nuovo sistema abitativo, post pandemia, si potrà giocare soprattutto nelle periferie, con il risultato di decongestionare anche il centro cittadino, garantendo quartieri meno densi, più spazio vitale per gli abitanti e servizi sparsi per il territorio.
Numerosi gli interventi, con la simpatica chiosa del Presidente, che fra tante soluzioni mutuate dalle nuove abitudini maturate nella quarantena, ha proposto il “tinello-working”, come provocatorio ambiente da reinventare, per recuperare le esigenze del nuovo lavoro a distanza mettendole assieme con le tradizioni familiari dell’abitare.

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